PERCHÈ?
Con questo progetto si cercherà di dare esempi di vita per far sì che i giovani si riapproprino della loro libertà di pensiero e della libertà di decidere per la propria vita, quindi di liberarsi da quello in cui involontariamente li ha condotti il processo tecnologico e le aspettative che i genitori hanno su di loro.
Invece di compiangere i giovani dicendo loro che non hanno futuro, ricordiamoci che il futuro è in mano ai giovani: il futuro è creato da quelli che oggi sono giovani e che domani saranno gli adulti che prenderanno delle decisioni. Quindi bisogna fare in modo che i giovani affrontino preparati il mondo del lavoro, i rapporti umani e le relazioni sociali, in modo che il futuro che loro saranno chiamati a creare sarà un mondo migliore per i giovani di quel periodo.
I giovani, ma anche molti adulti, sempre più spesso vivono la quotidianità nella distrazione. L’utilizzo improprio degli strumenti tecnologici, che restano comunque molto importanti per la nostra comunità e il suo sviluppo, fa sì che i giovani non vivano nel presente ma nell’attesa. Sono in un continuo stato di ansia per la risposta al messaggio inviato, la reazione dei follower alla foto pubblicata su Instagram, l’atteso “mi piace” da una persona particolare. Questa dipendenza si è accentuata durante la pandemia, allontanando ancora di più i giovani dalla dimensione sociale, accentuando la carenza di senso di comunità, di rispetto verso se stessi e gli altri e di modelli educativi forti. E’ in questo stato di soggezione e dipendenza verso la tecnologia, e anche nell’assenza di punti di riferimento chiari e autorevoli in un contesto sociale e familiare debole, che si crea quel senso di vuoto esistenziale alla base dei comportamenti a rischio come l’abuso di droga e alcool, il bullismo e anche la stessa dipendenza tecnologica.
COME?
Come raggiungere l’obiettivo? Prima di tutto, con la prevenzione di questi fenomeni che passa attraverso luoghi di aggregazione per bambini e ragazzi, in cui praticare sport, incontrare gli amici, studiare, partecipare a laboratori e attività al di fuori della scuola.
Bisogna intervenire con la collaborazione dei familiari, della scuola e con lo sport a qualsiasi livello e di qualsiasi tipo, perché lo sport li pone per la prima volta e già da piccoli di fronte all’impegno e al sacrificio.
Poi, è necessario creare un contesto favorevole al dialogo intergenerazionale, tra generazioni vicine, un bambino di dieci anni con uno di quindici, e lontane, tra le generazioni dei giovani e quelle degli anziani portatori di esperienza.
Questo è sicuramente l’incontro più importante che il campus proverà a creare: quello tra i vecchi e i giovani, entrambi incapaci di dialogare perché bloccati da stereotipi gli uni verso gli altri.
Lo scambio che ci sarà nel centro non sarà solo tra giovani e anziani, ma tra persone appartenenti a differenti classi sociali e, in generale, a vite diverse: chi abita in periferia e chi in centro, chi non può permettersi di fare sport e chi invece l’ha sempre fatto, chi cammina su una sedia a rotelle e chi va in motorino.
Il campus sarà il luogo in cui il giovane entra in contatto con i problemi che ogni giorno le persone incontrano nella vita, senza filtri e senza schermi.
Sarà un luogo in cui le generazioni parlano tra di loro, uno spazio di incontro in cui sono stati ricuciti i legami intergenerazionali e ognuno, a qualsiasi età e in qualsiasi condizioni si trovi, fa la sua parte, sentendosi parte del tutto.
DOVE?
Sarà un villaggio, un campus, una sorta di città nella città (che verrà realizzato nella ex fabbrica Ciare già acquistata dalla Fondazione Balducci Rossi), un luogo in grado di ospitare insieme impianti sportivi, spazi formativi e ricreativi, sale studio, spazi per il dopo scuola, sale di lettura, per la musica, per il teatro, per il gioco e la ristorazione. Il Campus è per tutta la famiglia: anche un genitore o un nonno può incontrarsi qui, scambiare due chiacchiere in luoghi accoglienti e belli, leggersi un giornale oppure prendersi un caffè con gli amici, connettendosi alla rete del campus nelle aule o negli spazi di coworking.
Il tempo nel Campus sarà scandito dalle attività sportive e da quelle che animeranno i laboratori di tipo didattico (dopo scuola), sociale (luoghi d’incontro e scambio d’esperienze), e orientativo al mondo del lavoro.
Il progetto non sarà un complesso enorme da riempire, ma piuttosto una sorta di matrioska, in cui si parte dalla forma più piccola per arrivare piano piano a quella più grande, mantenendo sostanza e spirito del progetto originario. E’ un processo in divenire che partirà come piccolo centro ricreativo e sportivo, per poi diventare quello che è il campus dei giovani aperto alle famiglie e in grado di far dialogare tutte le generazioni.
Non si tratta, infine, di uno spazio di soggetti privati che hanno deciso di fare attività imprenditoriali, ma di un luogo della città, aperto ad accogliere realtà sociali, imprenditoriali, scolastiche e associative presenti sul territorio e desiderose di farne parte. Questo progetto si rivolge a loro, alle istituzioni e a tutta la cittadinanza, ma soprattutto agli imprenditori che investendo in queste nuove risorse giovanili faranno crescere non solo le loro aziende, ma l’intera società.
NOTA: Il Progetto Giovani è in fase di definizione e si evolve a seconda della situazione economica congiunturale. Vi terremo aggiornati sull’avanzamento del progetto.